D.P.R.151/2011
Progettazione antincendio di attività di cui al punto 70 Categoria C dell'Allegato I al D.P.R. 151/2011. La struttura è realizzata con geometria a shed. Al fine di dimostrare l'idoneità di una soluzione alternativa che il progettista intende proporre per garantire il raggiungimento dell'obiettivo antincendio della salvaguardia degli occupanti durante l'esodo, deve essere determinato, mediante l'applicazione di metodi numerici avanzati, l'Available Safe Escape Time o Tempo Disponibile per l'Esodo.
A questo fine, si definiscono molteplici scenari di incendio, caratterizzati da fasi di sviluppo ultra rapido e collocati in varie zone dello stabilimento che si ritiene possano essere ad alta densità di affollamento, nei pressi delle vie d'esodo del locale stesso o che per la specifica geometria del locale possano determinare una rapida propagazione del fumo. I focolari d'incendio sono stati modellati adottando i parametri del focolare predefinito per attività diverse da quelle civili riportati nella tabella M.2.2 del D.M. 3 agosto 2015.
Tra gli scenari di incendio individuati in fase di analisi preliminare e successivamente oggetto di modellazione numerica avanzata, i due più significativi sono i seguenti:
- Incendio nella zona magazzino (non intensivo) posta nel quadrante posteriore (Sud-Est) dello stabilimento.
- Incendio nella zona di stoccaggio di merci sfuse, riposte in celle rettangolari denominate bunker, collocate nella zona più prossima all'ingresso, dove si prevede un maggior affollamento, con presenza sia di personale interno, che di operatori di ditte esterne. Peraltro, come si vedrà, la peculiare geometria di queste celle determina una peculiare condizione di incendio localmente sotto-ventilato, certamente peggiorativa ai fini della produzione di CO e di particolato fuligginoso.
Si è considerato sia il caso che le uniche Superfici di Evacuazione di Fumo o Calore siano quelle di emergenza, fornite dalla progressiva rottura delle superfici vetrate, che il caso in cui lo stabilimento venga munito di un impianto SENFC opportunamente dimensionato e munito di barriere al fumo per suddividere le aree di intervento dei SENFC in compartimenti inferiori a 1.600 mq, come previsto dalla norma UNI9494-1. Lo stabilimento è munito di un impianto di rivelazione incendi mediante sensori di fumo puntiformi. Sia il funzionamento degli SEFC di emergenza e non, che il funzionamento dell'impianto di rivelazione sono stati esplicitamente modellati mediante opportune sub routine di calcolo. Ogni scenario di incendio è stato simulato con entrambe le soluzioni impiantistiche, determinando il loro effetto sul valore del parametro ASET. Il tempo di attivazione dei rivelatori puntiformi di fumo, dai quali dipendono sia l'attivazione dei SENFC, che l'attivazione dell'allarme incendio, costituisce un'ulteriore elemento di valutazione per il progettista.
Sulla scorta dell'esito della simulazione termofluidodinamica di ciascun scenario di incendio, Il valore del parametro ASET è stato determinato sia adottando il metodo di calcolo avanzato multiparametrico (gas tossici -FED; gas irritanti - FEC; Calore - Irraggiamento sugli occupanti e temperatura ambiente; Visibilità), che il metodo semplificato zero exposure, che adotta soglie di prestazione molto conservative (altezza strato fumi > 2 m; temperatura media strato dei fumi caldi < 200°C). Nel caso di specie infatti il RHR del focolare impiegato nelle simulazioni degli scenari di incendio di progetto, rapportato alle caratteristiche geometriche dell'ambiente, ha consentito la formazione di uno strato superiore di fumi caldo stabile e quindi nella determinazione di ASET si è potuto applicare il metodo semplificato zero exposure.
Ad esito dell'attività di modellazione degli scenari di incendio, il progettista disponeva del valore di ASET e del tempo di attivazione del primo rivelatore di fumo puntiforme per ciascun scenario di incendio, con SEFC di emergenza e con impianto SEFC ordinario. Inoltre veniva reso disponibile sia il valore ASET calcolato con il metodo avanzato, che quello calcolato con il metodo semplificato zero exposure, più conservativo.
Infine, su richiesta del progettista, veniva ripetuta la simulazione degli scenari di incendio risultati più gravosi, con SEFC di emergenza e rivelatori di fumo a barriera installati all'intradosso del culmine degli shed. I calcoli mostravano che la peculiare geometria degli shed rendeva tale soluzione impiantistica pressochè analoga, in termini di tempo di rivelazione, all'utilizzo di una maglia di rivelatori di fumo puntiformi.